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Escursioni nel Parco dell'Etna


Comuni_parco_Etna

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Il Parco dell'Etna è un parco Regionale istituito dalla Regione Siciliana con la legge n. 98 del maggio 1981, ma realmente costituito solamente nel 1987. Si estende su di una superficie di circa 58.000 ha (Ettari) ed ha lo scopo di tutelare il patrimonio boschivo e la conservazione e lo sviluppo delle specie floreali e faunistiche specifiche dei luoghi e di regolamentare e coordinare lo sviluppo di quelle attività turistiche che possano dare fruibilità ai luoghi e benessere alle popolazioni insediate nell'ambito territoriale. In esso ricadono 20 comuni distribuiti attorno al periplo dell'edificio vulcanico attivo più grande d'Europa, l'Etna.

 

Si riportano di seguito alcune misure e caratteristiche dell'edificio vulcanico, tratte dal sito del dipartimento di matematica e fisica dell'Università Roma Tre. (http://vulcan.fis.uniroma3.it/gnv/etna/generale.html)

La sua base ha una forma quasi ovale di circa 1600 km2, con l'asse maggiore in direzione Nord-Sud lungo circa 60 km e quello minore in direzione Est-Ovest di circa 40 km. Il suo volume è intorno ai 500 km3.

Il perimetro di 150 km è segnato dai fiumi Simeto e Alcantara e, per circa 30 km, dal Mar Ionio. A Sud, la piana di Catania separa il vulcano dai monti Iblei, più antichi e di origine vulcanica, a Nord confina con i Monti Peloritani, costituiti prevalentemente da rocce granitiche.

Fino a 500 m s.l.m. l'inclinazione dei fianchi a Est e a Sud non supera i 3°. Allo stesso livello, a Nord-Ovest, l'inclinazione è di 10°. Sopra i 1800 m vi è un brusco aumento di pendenza in corrispondenza del cono Mongibello e a 2900 m di quota l'inclinazione dei fianchi è di 25°. Il diametro basale del cono Mongibello è di circa 10 km.

La parte terminale dell'Etna ha la forma di un cono con fianchi inclinati di 32°, diametro basale intorno ai 2 km e un'altezza di circa 260 m. La punta di questo cono è troncata dal cratere centrale, con diametro di 500 m e perimetro dell'orlo di circa 1700 m, che rappresenta il punto di sbocco del condotto di alimentazione centrale.

Almeno una delle numerose bocche presenti sul cratere centrale è quasi sempre attiva con emissione di lava o sbuffi di gas e cenere. Quando il magma si trova a livelli più profondi e non vi sono eruzioni, le bocche del cratere centrale sono soggette a frequenti franamenti. Per questo la cima dell'Etna cambia continuamente forma. La sua altezza misurata nel 1994 era di 3321 m s.l.m.

Attualmente sul cratere centrale vi sono due profonde strutture, La Voragine, formatasi prima del 1950 e la Bocca Nuova, formatasi nel 1968. La Bocca Nuova aveva in origine un diametro di soli 8 metri, ma già nel 1983 presentava un diametro di 300 metri.

Nel 1911, sul versante esterno del Gran Cono, a quota 3100 m s.l.m., si è formato il Cratere di Nord-Est, dove si è avuta attività persistente tra il 1960 e il 1970. Il perimetro del cratere è di circa 800 m e la sua altezza è cresciuta nel tempo per trabocchi di lava e per l'accumulo di materiale eruttato nelle fasi di attività stromboliana. La bocca eruttiva si è progressivamente spostata verso l'alto al crescere dell'altezza del cono. Nel 1970 diventa il punto più alto dell'Etna, nel 1973 è a 3290 m di quota e nel 1978 raggiunge 1 3345 m s.l.m.

L'intero edificio può essere considerato come la successione di coni sviluppatisi uno sopra l'altro, intorno a uno stesso punto di risalita del magma. Data la successione di differenti coni uno sull'altro, costruiti da fasi eruttive diverse, la struttura interna del cratere di Nord- Est è particolarmente complessa.

Il cono terminale divide la piattaforma su cui è impostato in due terrazze: una a Sud-Est, detta Piano del Lago e una a Nord-Est che forma in parte la Valle del Leone. Queste due strutture sono i resti di antichi crateri, colmati dai prodotti dell'attività successiva.

Il Cratere del Piano, quasi completamente coperto dal cono terminale, ha una forma circolare con un diametro di circa 2600 m. Il pianoro nell'area occidentale è detto, per la sua forma, Cratere Ellittico.

Il versante orientale dell'Etna è inciso da una vallata profonda, la Valle del Bove, sulle cui ripide pareti si vedono sovrapposti i prodotti eruttati nelle ultime decine di migliaia di anni. La Valle del Bove è lunga 8 km e larga 5. La scarpata è alta 1200 m sotto l'attuale cratere principale e diminuisce fino a poche centinaia di metri verso Est.

Il fondo della Valle del Bove è ricoperto dalle colate di lava recenti, emesse sia dal cono centrale che da bocche eruttive apertesi sui fianchi o all'interno della depressione stessa. Un'altra vallata più piccola, Val Calanna, si trova a Sud-Est della Valle del Bove. La Val Calanna è lunga 3 km e larga 2, ha un fondo piatto ricoperto da colate di lava recenti.

Numerose eruzioni dell'Etna sono avvenute lungo fessure apertesi sui fianchi del vulcano. Quando le pareti si fratturano e inizia un'eruzione laterale, in genere cessa l'attività ai crateri centrali. Le pendici dell'Etna sono disseminate di centinaia di coni, alcuni molto grandi come il Monte Minardo, il Monte Ilice, i Monti Rossi e i Monti Silvestri. Altri sono piccoli conetti che si sono formati nei pressi di bocche eruttive effimere o attive per breve tempo.

L'Etna è definito un vulcano composito (o strato-vulcano). Il termine definisce le strutture vulcaniche con pendenza dei fianchi progressivamente in aumento verso l'alto per il regolare accumulo di prodotti derivanti da alternate fasi esplosive ed effusive intorno a una bocca eruttiva centrale.

La definizione non è perfettamente appropriata per l'Etna, costituito prevalentemente da colate di lava. La pendenza dei suoi fianchi è il risultato di una moderata attività persistente al cratere centrale che accresce con piccole colate di lava la parte sommitale più rapidamente rispetto alla base, interessata solo dalla sporadica attività laterale.


L'ampio apparato dell'Etna si è costruito attraverso fasi di attività e periodi di riposo e di erosione.I punti di risalita del magma si sono spostati nel tempo e hanno conferito al vulcano la forma irregolare attuale.


LE ESCURSIONI PROPOSTE:

Etna



























 

Di seguito i colori che sono associati ai gradi di difficoltà delle escursioni proposte (Per approfondire, si rimanda alla pagina "Escursioni" dove vengono specificati in dettaglio i gradi di difficoltà in riferimento alla lunghezza del percorso ed al dislivello)


Trekking facile (Sentiero Turistico - T) 

Trekking medio (Sentiero escursionistico – E )

Trekking impegnativo (Escursionisti esperti - EE) 


ETNA NORD - EST:

Il “Il Rifugio Salvatore Citelli, il Bosco di Betulle”, relitto dell’ultima era glaciale e la “Bottoniera dei Monti Sartorius”, originatasi dall'eruzione del 1865, prima eruzione sull'Etna studiata e rendicontata nelle sue fasi dallo studioso Orazio Silvestri. Questa eruzione minacciò l'abitato di Mascali, poi distrutto dall'eruzione del 1928. Lungo il sentiero, bellissimi cuscini di “astragalo”, pianta pioniera delle colate laviche dell'Etna, bombe vulcaniche risalenti all'eruzione e bellissimi paesaggi e panorami.

Betulla


Sartorius
 

Il “Bosco di Betulle”, relitto dell’ultima era glaciale e la “Grotta della neve” o “dei ladroni”, grotta di scorrimento lavico ed esempio di “Neviera”, utilizzata infatti nel passato per la coltivazione del ghiaccio a partire dalla neve e luogo coronato da leggende e miti su ladri e briganti. Un bellissimo dipinto della grotta, ad opera di “Jean-Pierre Houël”, pittore, incisore ed architetto francese tra i più famosi del “Grand Tour” è conservato presso il museo statale Ermitage a San Pietroburgo in Russia.

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Il dipinto della grotta, ad opera di “Jean-Pierre Houël”
 

Sulle tracce degli alberi monumentali dell'Etna”. Il “Castagno dei cento cavalli”, nel territorio di Sant'Alfio, un albero plurimillenario, una delle piante più vecchie al mondo (dai 2 ai 4 mila anni) pieno di storie e leggende, anche un po piccanti, che vedono protagonisti la regina napoletana Giovanna I d’Angiò (che regnò tra il 1343 al 1381) ed i suoi cento cavalieri durante una notte buia, piovosa e tempestosa. È stato ritratto da molti viaggiatori del Grand Tour, fra i quali Jean Houel, che nel “Voyage de la Sicile, de Malta e Lipari”, utilizza le seguenti parole: “La sua mole è tanto superiore a quella degli altri alberi, che mai si può esprimere la sensazione provata nel descriverlo. Mi feci inoltre, dai dotti del villaggio raccontare la storia di questo albero (che) si chiama dei cento cavalli in causa della vasta estensione della sua ombra. Mi dissero come la regina Giovanna recandosi dalla Spagna a Napoli, si fermasse in Sicilia e andasse a visitare l'Etna, accompagnata da tutta la nobiltà di Catania stando a cavallo con essa, come tutto il suo seguito. Essendo sopravvenuto un temporale, essa si rifugiò sotto quest'albero, il cui vasto fogliame bastò per riparare dalla pioggia questa regina e tutti i suoi cavalieri”. Il “Castagno Nave” (circa 1.800 anni) che, con la forma della sua ceppaia, ricorda lo scafo di una nave, detto anche “Arrusbighiasonnu” forse perché, quando i contadini ritornavano stanchi, di notte e a dorso di mulo, da una dura giornata di lavoro sulle pendici dell'Etna, venivano svegliati dall'urto con le fronde basse del castagno, o forse perché, ospitando l'albero centinaia di uccelli, questi all'alba, col loro canto, svegliavano tutte le persone che abitavano in prossimità di questo gigante. L'“Ilice di Carrinu”, nel territorio di Zafferana, un leccio monumentale di circa 700 anni, maestoso, immerso in un bellissimo noccioleto, con i suo rami nerboruti e forti, avvolti ad elica dal forte vento, che sembrano toccare terra.

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ILICE





































L'Ilice di Carrinu


Il “legame tra fede ed Etna e tra Etna e lavoro”, la visita alla “chiesetta Magazzeni” in Sant'Alfio, teatro dell'eruzione del 1928, “l'altarino del cuore di Gesù”, sopra Fornazzo, teatro delle eruzioni del 1950 e del 1979, la “grotta della neve” esempio di “Neviera”, utilizzata infatti nel passato per la coltivazione del ghiaccio a partire dalla neve, “la resinazione del pino”, dalla quale si ottenevano diluenti (trementina), vernici ed altro, operata a Linguaglossa e dintorni, fino agli anni '60 ed interrotta solo perchè non più economica.


Magazzeni

                                                                                                                                                                                                                                                                                                       


Luogo, dove Sant'Alfio compì il miracolo bloccando la lava nel 1928



Altarino




























"L'altarino del cuore di Gesù" che la lava, nell'eruzione del 1979,  non ebbe la forza di abbattere.....

 

La “Il Rifugio Salvatore Citelli e la Grotta Di Serracozzo” (1.840 metri). È una grotta che nella parte iniziale è contenuta nella frattura eruttiva e poi diventa tunnel di scorrimento lavico lungo 350 metri e con dislivello di 60 metri. Si è originata durante l’eruzione del 1971 ed una delle colate di questa eruzione minacciò i paesini di Sant'Alfio e Fornazzo. Molto bello l'interno della grotta per la particolare forma a “serratura”. Visitata la grotta, con i più audaci è possibile proseguire su, verso la cima di “Serra delle Concazze” per ammirare l'anfiteatro della Valle del Bove, di strabiliante effetto scenico.


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Grotta_Serracozzo

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La "Valle del Bove"
 


Il “Sentiero Saro Ruspa” e le imprese eroiche con la sua pala meccanica Fiat Allis FL10C, nell'eruzione del 1991-1993. Il suo lavoro durante questa eruzione, temerario, agevolò l'operazione “Tappo” ad opera della Protezione Civile per salvare Zafferana Etnea dalla colata. Il sentiero di grande valore storico è anche di spettacolare bellezza perchè permette di passeggiare nella parte bassa della Valle del Bove. A breve distanza, “Monte Fontane”, punto di osservazione nord della "valle del Bove" e l'oramai scomparso torrente omonimo, intriso della leggenda della freschissima sorgente di acqua che gli attribuisce il nome.


Saro_Ruspa
 

La “Grotta della neve”, il “Bosco della Cubania” e “Monte Rinatu”. Visita alla grotta, con caschetti e torce e poi via per una bellissima passeggiata in una splendida pineta che tramite un percorso, ricco di attrazioni naturalistiche ed attraversamenti di colate laviche (1928 – 1971), ci porterà in cima a monte Rinato, uno dei crateri preistorici dell’Etna, permettendoci di passeggiare su di un orlo craterico.


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Piano Provenzana e la Bottoniera del 2002”. Partenza da Piano Provenzana (1.900 m.s.l.m.) camminando in parte sulla pista principale che conduce ai crateri sommitali si giunge, deviando dal sentiero principale, alla frattura del 2002. L'eruzione del 2002 è stata soprannominata “l'eruzione perfetta” ed è stata effettivamente tra le più esplosive degli ultimi 100 anni. Preannunciata da una forte crisi sismica, che poi devastò il comune di Santa Venerina (29 Ottobre), fu caratterizzata da fratture, sia sul versante Nord, che con le loro colate rasero al suolo Piano Provenzana e tutte le sue strutture turistico - alberghiere, che sul versante Sud, che con le loro colate seppellirono definitivamente il rifugio “Torre del Filosofo”.


Piano Provenzana verso Monte Nero e Rifugio Timparossa” Passeggiata molto interessante dal punto di vista panoramico che, in parte camminando sulla pista principale che conduce ai crateri sommitali ed in parte deviando ed attraversando la colata del 2002, ci porta ai piedi di Monte Nero (2.043 m.s.l.m.), cratere avventizio fra i più grandi del versante settentrionale dell'Etna. Proseguendo, lasciando Monte Nero sulla destra, comincia ad intravedersi la bellissima faggeta di Monte Timparossa, oltre che i pendii brulli di Monte Ponte di Ferro. Una veloce discesa e ci si innesta sul sentiero verso il rifugio Timpa Rossa. Il rifugio/bivacco interamente in legno merita una prolungata sosta. Si ritorna sullo stesso percorso fino a Piano Provenzana. Girando attorno il cono di Monte Nero è possibile ammirare la “Grotta di Monte Nero”, la “Grotta delle femmine di Monte Nero” e “l’abisso di Monte Nero”.


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Monte_Nero
 

La “Grotta del gelo” (2.030 m.s.l.m.) il ghiacciaio perenne più a sud di Europa. Collocata nella Sciara del Follone, un accumulo di detriti vulcanici prodotti dalle eruzioni che per dieci anni (dal 1614 al 1624) interessarono il versane settentrionale dell’Etna, producendo un tipo di lava particolare, detta pahoehoe, dal hawaiano “pietre su cui si può camminare" che, accumulandosi, diede vita alle attuali grotte (del diavolo, di aci, dei lamponi, ecc.) tra cui, appunto, la Grotta del Gelo. Un tempo questa grotta era conosciuta solo dai pastori che vi si recavano con le loro greggi per l’abbeverata. Infatti, durante l’estate l’acqua che si formava dallo scioglimento del ghiaccio vicino l’apertura veniva utilizzata proprio dai pastori locali per le greggi, ed esistevano dei contenitori in pietra lavica di raccolta. Nel marzo del 1981, la grotta e tutte le sue meravigliose stalattiti e stalagmiti di ghiaccio, rischiavano di andare perduti per sempre a causa di una eruzione che avvenne a pochi metri di distanza. Il cono eruttivo nel 1981, che minacciò il paese di Randazzo, nelle immediate vicinanze della grotta, distrusse queste pozze, alterando gli equilibri interni della grotta e riducendo nel tempo il ghiacciaio.

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La Grotta dei Lamponi”, una delle tante grotte di scorrimento lavico formatasi dalle “lave dei Dammusi”, in seguito alle eruzioni che ci furono dal 1614 e fino al 1624. “Dammusi” dall’arabo “dammus”, cioè entità vuota, come confronto ai tetti delle case antiche. Il nome della grotta è dovuto alle piantine di lampone che i volontari del CAI di Linguaglossa che la rinvennero, trovarono ad uno degli ingressi. Si trova a circa 1745 metri di quota ed ha una lunghezza di circa 700 metri per un dislivello di circa 90. La sezione della grotta è per lo più semicircolare, ma in qualche tratto ellittica con l'asse maggiore orizzontale. Stalattiti da rifusione abbondano ovunque, come pure rigature e cordoni orizzontali sovrapposti sulle pareti. É raggiungibile sia da Piano Provenzana, scavalcando Monte Nero, sia dal Rifugio Brunek, dalla barra della Caserma Pitarrona. Il sentiero più interessante e che presenta minori variazioni di quota è quest'ultimo che permette anche di osservare in parte la colata del 2002 e la bottoniera del 1911.


La Grotta delle Palombe” La grotta si trova a circa 1575 metri di quota ed ha una lunghezza di circa 40 metri verso monte e di 80 verso valle. L'accesso avviene attraverso un ampio pozzo largo 6 m e profondo 13 m. Al suo interno è possibile rinvenire qualche pipistrello. E' chiamata così perchè tutto l'anno si rifugiavano in essa molti stormi di colombi. Oggi è molto visitata. Il sentiero che conduce alla grotta ha inizio dalla barra della Caserma Pitarrona, nella pineta Ragabo, accedendo alla strada sterrata nei pressi del Rifugio Brunek. Molto bello e con piccole variazioni altimetriche, permette anche di osservare in parte la colata del 2002 e la spettacolare bottoniera del 1911.

Monte Spagnolo – Rifugio Monte Spagnolo – Grotta Burrò” Il percorso inizia ai piedi di “Monte Piluso” in territorio di Randazzo, al quale si giunge tramite una carrata che si diparte dalla S.P. settentrionale detta “quota mille” che collega Linguaglossa a Randazzo (Si consiglia l’utilizzo di fuoristrada). Camminando lungo un sentiero sterrato immerso nel bosco, si giunge al Rifugio di Monte Spagnolo (a quota 1.440 m.s.l.m.) dove è presente la più estesa e secolare faggeta dell'Etna. Ritornando sullo stesso sentiero è possibile visitare la “grotta del Burrò”. La grotta si apre sul fondo di una depressione ellittica con pareti scoscese, dove si insedia una folta vegetazione ed è un'ampia galleria di scorrimento, lunga oltre 200 m e con notevole pendenza specialmente nel tratto iniziale.

Monte_Spagnolo


Le bocche del 1928, dal Rifugio Citelli. Sentiero molto bello dal punto di vista paesaggistico e fotografico, che, partendo dal Rifugio Citelli, ed attraversando un bosco di betulle e pini, ci conduce sulla colata e poi fin su alle bocche del 1928. Questa colata minacciò, nella sua prima fase, il paesino di Sant'Alfio e distrusse, nella seconda fase, dalle bocche apertesi in contrada “Ripe della Naca” il paese di Mascali.


Le bocche del 1928, dalla strada Mareneve, le Bocche di Santoro. Sentiero paesaggistico e fotografico, che parte dalla strada Mareneve, in corrispondenza della “Curva larga”, in località Cerrita, per la presenza dominante di alberi di Cerro, Da qui, attraversando il bosco di Cerri e ginestre che via via lascia campo all'essenza del Castagno, si giunge alla “Ripa della Naca”, una formazione geologica risalente alla fase delle timpe della storia dell'Etna dove prevaleva una attività vulcanica di tipo fissurale. Risalendo un breve tratto si giunge alle “Bocche del 1928” (Bocche di Santoro) da dove si originò la colata che distrusse, nella seconda fase, il paese di Mascali.
 

ETNA SUD:

La schiena dell’asino e la grotta di Pitagora”. La "Schiena dell'asino" è uno tra i percorsi trekking più belli per ammirare la spettacolare Valle del Bove. Camminando su una strada di basolato, ci si addentra in una fitta pineta. Finito il tratto pietroso, il sentiero procede verso la valle del Bove, attraversando immense distese di Astragalo (pianta pioniera etnea). Durante il percorso sarà possibile ammirare la "Grotta di Pitagora", una cavità di 6m per 18m, contenuta in una formazione di roccia vulcanica che ha l'aspetto di un dicco.

Schiena

 

Pitagora

Faggio dell'acqua Rocca – Serra del Salifizio”. Bel sentiero che parte nei pressi dell'area attrezzata detta "Case del Vescovo". Procedendo lungo la traccia, si incontra un ponticello in legno, nelle cui vicinanze si trova una parete di pietra lavica incredibilmente liscia e levigata dall'acqua. Attualmente, l'acqua scorre sulla parete solo nel periodo di scioglimento delle nevi, la parete è utilizzata dagli appassionati per effettuare delle arrampicate. Proseguendo lungo il tracciato, si arriva al di sopra della "cascata", una radura dove regna incontrastato un enorme faggio secolare (Faggio della Rocca). Alla fine, la valle si dischiude all'improvviso davanti a voi. La cima del percorso è nota come “Serra del Salifizio”;

Faggio
 

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Monte Zoccolaro” affaccio basso sul lato sud della valle del Bove. Il sentiero inizia alla fine di via Monte Pomiciaro, alla piazzola Belvedere ed è formato da un tratto in ripida salita che conduce ad una piazzola con una croce, dalla quale si può ammirare la spettacolare Valle del Bove.

 

Monti Silvestri e Piazzale Rifugio Sapienza”. La formazione dei crateri Silvestri risale all'eruzione del 1892, quando a seguito della formazione di una frattura radiale, si originò una bottoniera di cinque crateri, fra quota 2025 e 1800 m, sul versante sud dei fianchi dell'Etna. La colata arrivò a lambire i “Monti Rossi”, fermandosi poco sopra il paese di Nicolosi. Questi due crateri costituiscono l'apparato eruttivo principale (Superiore ed Inferiore) e furono intitolati al noto vulcanologo “Orazio Silvestri”. Oggi questi due crateri sono tra i più noti dell'Etna perchè si trovano nei pressi del piazzale del Rifugio Sapienza e quindi sono facilmente raggiungibili. Fra il Monte Silvestri Superiore e quello immediatamente sotto, il Monte Silvestri Inferiore, passa la strada provinciale SP 92. Il cratere inferiore è quello più facilmente accessibile e può essere interamente visitato sia circumnavigandolo sia entrando al suo interno. Quello superiore richiede una scalata molto ripida, ma una volta arrivati in cima, lo spettacolo è impressionante riuscendo a vedere fino al Golfo di Catania.

 


Il Canalone della Montagnola - Acqua Rocca”. Percorso molto bello ed avventuroso, che inizia dalla cima della Montagnola (2640m) dove si giunge con la funivia. La visione dei crateri sommitali è da questa posizione spettacolare. Costeggiando la cima della Montagnola si imbocca, a scendere, un canalone di sabbia vulcanica, compiendo un divertentissimo dislivello di 900 metri che ci porterà alla base del canalone, all'interno della Valle del Bove. Lungo la discesa si osservano spettacolari “dicchi lavici”, pareti subverticali di roccia vulcanica durissima, formatasi in seguito a delle intrusioni magmatiche che hanno subito poi un lento raffreddamento e sono poi rinvenute per asportazione del materiale circostante. Costeggiando poi il fondo della valle del Bove, parzialmente sul sentiero "Carmelo e Riccardo" (dedicato dal club alpino ai due ragazzi morti per un incidente in arrampicata) si giunge al sentiero che risale la faggeta per poi scendere dal sentiero dell'Acqua Rocca.

Montagnola
 

Montagnola_1

Montagnola_2
 

ETNA SUD OVEST:


Prato Fiorito - Case Zampini” Bellissima passeggiata naturalistica attraverso la Lecceta di Prato Fiorito, nota pure col nome di “Bosco di Centorbi”, il bosco di leccio più vasto del territorio del Parco dell’Etna, posto tra molteplici crateri laterali spenti. Costeggiando “Monte Peloso”, subito si scorge, lungo il sentiero, un “pagghiaru”, ricovero tradizionale di pastori e boscaioli dall’intelaiatura in legno ricoperta da sterpi e fango, utilizzato per ripararsi dalle intemperie o dimorare nel periodo della transumanza. Dopo un altro tratto di sentiero un secondo “pagghiaru” fino a raggiungere Casa Zampini (km. 4,4 dall’inizio), rifugio di pertinenza forestale.

Pagghiari
Zampini

Grotta Intraleo - Piano Fiera - Monti De Fiori” Trekking che ci permette anche di attraversare in auto, C.da Milia, tra le aree più vocate dell’Etna alla coltivazione di frutteti tipici, soprattutto di mele e pere, fino a giungere, superato Monte Intraleo, il parcheggio di Piano Fiera a 1500 m.s.l.m. Superati gli antichi crateri di Monti Nespole, si devia lungo i campi di lava dell’eruzione del 1974, scaturiti dai crateri avventizi dei Monti De Fiore a quota 1730 m.s.l.m.. e si giunge alla cima del cratere di Monte Fiore I, dalla quale è possibile ammirare tutta la valle del Simeto e i Monti Nebrodi. I Monti de Fiori rappresentano un raro esempio di eruzione eccentrica, cioè avvenuta per risalita di magma da condotti alternativi a quelli principali. Anche la composizione del magma è molto particolare ed ha segnato un punto di svolta nel campo vulcanologico. Rientrati sullo stesso sentiero è possibile visitare la Grotta di Monte Intraleo, tra le più interessanti e articolate grotte di scorrimento lavico su più livelli, presenti nel comprensorio etneo.


Intraleo_3

Intraleo

Intraleo_1
 

ETNA OVEST:
 

Piano dei Grilli - Monte Egitto - Querce secolari di Monte Egitto”. Il cammino parte da “Piano dei Grilli”, tra Monte Inchiuso e Monte Minardo in direzione Monte Ruvolo ed attraversa lo spettacolare “piano delle ginestre”, ginestre dalle dimensioni considerevoli. Proseguendo, e costeggiando prima Monte Arso e poi Monte Lepre si giunge al conetto avventizio di “Monte Egitto”, (munticittu – piccolo monte) dove, al suo interno è possibile ammirare delle querce secolari di roverella di probabile età millenaria, seriamente minacciate dal rimboschimento, a “pino laricio”, effettuato negli anni '50, dal Corpo Forestale Regionale che ha compresso il loro spazio vitale.  

Ginestre_piano_grilli
Monte_Egit
 

Quercie_Egitto